Voglio parlare di Francisco, un ragazzo portoghese di 20 anni che abbiamo incontrato nell’ostello a San Luis, e che sta facendo un viaggio di 3 mesi in Sud America.
Appena arrivati nell’ostello parliamo con il titolare per avere informazioni su come raggiungere il parco nazionale Sierras de las Quijadas, che volevamo visitare il giorno dopo. Lui ci dice che anche un altro ragazzo nell’ostello, Francisco appunto, doveva andarci e potevamo metterci d’accordo.
Francisco compare, gli diciamo che anche noi volevamo andare al parco, lui dice ok, sorride e se ne va. Iniziamo bene.
Quella sera lui va a dormire prestissimo, perché dovevamo prendere un pullman altre 7.30, mentre noi facciamo l’una con i tizi dell’ostello, mangiando chorrizo e bevendo birra e vino.
Ci svegliamo un po’rintronati e andiamo a fare colazione.
Si sveglia anche Francisco, fa colazione e sparisce.
Noi ci facciamo poco caso, ci prepariamo e andiamo alla fermata del bus che ci avrebbe portato al terminal dei bus.
Mentre il pullman avanzava, vediamo dal finestrino Francisco, che stava andando al terminal a piedi, con addosso lo zainone, il sacco a pelo e la tenda perché avrebbe dovuto campeggiare nel parco.
Quando arriva al terminal ci trova in coda alla biglietteria e ci chiede se avessimo presso il taxi. Rispondiamo che abbiamo preso il pullman, 5 pesos (30 centesimi di euro) e ci guarda meravigliati.
Compriamo il biglietto e Francisco ci chiede per dove doveva comprarlo, perché non sapeva dove scendere per andare al parco. Organizzatissimo.
Il pullman ci lascia tutti e tre in mezzo ad un incrocio, tra il nulla ed il deserto.
Camminiamo un po’e raggiungiamo l’ingresso del parco.
Lí, io e Tox, decidiamo di affittare le bici perché per arrivare nei posti interessanti c’erano da fare 6km e non ce la sentiamo di farli a piedi, anche perché la serata precedente un po’ si faceva sentire bene gambe. E soprattutto non volevamo correre il rischio di fare tardi e perdere l’unico pullman che ci avrebbe riportato a San Luis.
Francisco decide di farsela a piedi, perché tanto lui aveva tempo, visto che voleva campeggiare nel parco. Sempre con lo zaino in spalla inizia la camminata.
Noi arriviamo al punto di stazionamento e ci facciamo un primo giro lì vicino, guardando la valle immensa, rossa e arida. Sopra di noi volteggiavano dei condor.
Torniamo al punto di stazionamento e troviamo Francisco, che si riposava dopo la camminata.
Scambiamo due chiacchiere e poi noi iniziamo a fare il percorso da 1.5 km all’interno del parco.
Le zone più interessanti del parco erano chiuse causa pioggia di giorni precedenti, quindi non abbiamo potuto vedere il canyon.
Torniamo al punto di stazionamento e Francisco era ancora lì. Aveva fatto un giro nel percorso più breve e poi era tornato a riposarsi.
Ci riposiamo un po’ anche noi, attendendo che il sole diminuisse un po’ la potenza, perché camminare in una terra arida, senza ripari sotto il sole a picco non è la cosa migliore.
Quando decidiamo di fare l’ultimo percorso, il più lungo, Francisco ci chiede se poteva unirsi a noi. Ovviamente non abbiamo nessun problema.
Camminiamo lungo questo percorso, chiamato il Sentiero dei Guanachi, aspettandoci di vedere Guanachi in libertà. Non ne abbiamo visto uno.
Il sole sopra di noi era comunque forte, io e Tox abbiamo fatto tutto il percorso con cappello e occhiali da sole, Francisco non aveva né l’uno nè l’altro.
Arriviamo alla fine del percorso e prima di tornare beviamo un po’ d’acqua.
Francisco ci chiede se poteva berne un po’ anche lui. Non aveva minimamente pensato che l’acqua sarebbe stata utile in una camminata del genere.
Nel percorso di ritorno e durante l’attesa del pullman chiacchieriamo un po’ con Francisco e alla fine, visto che anche noi andavamo a Mendoza il giorno seguente, ci chiede se poteva unirsi a noi. Ovviamente nessun problema.
La sera Francisco va a dormire presto.
Noi ceniamo fuori, pizza e birra, e poi torniamo all’ostello a dormire.
Il giorno dopo a colazione arriva anche Francisco, fa colazione e sparisce. Senza dire niente.
Nessuno lo ha più visto.
Non abbiamo capito quando se n’è andato, non ha salutato nessuno, non ci ha detto niente. È sparito.
Forse è a Mendoza adesso.
Francisco, il ventenne che cammina sotto il sole alto, con 40°, senza cappello, occhiali e acqua.
Forse ci incontreremo in futuro.
3 risposte a “Vogliamo ricordarlo così”
Pure per i portoghesi è difficile lo spagnolo
Hola gringos, donde casso stà l’agua? yo soy muy disorganizado puttena di quella eva… puedo solo cantar: Filomena muy hermosa, è scappata da Canossa…
Chissà poi perchè scrivo in spagnolo che sono portoghese… bohh?!?
PEC sei un piciu