Ho salutato l’Argentina a Puerto Iguazú e me ne sono andato qualche giorno in Paraguay.
La città che ti accoglie in Paraguay quando passi il confine è Ciudad del Este. Qui vengono sia dal Brasile che dall’Argentina a fare acquisti; un viaggio andata e ritorno in giornata per comprare qualsiasi cosa a prezzo d’occasione.
E siccome il 99.9% della gente entra ed esce in giornata, la dogana al confine non ferma nessuno, tanto sanno che chi entra se ne va subito e loro non perdono tempo con i controlli.
Peccato che io dovevo proseguire il viaggio e il timbro d’ingresso mi serviva.
Il pullman mi ha lasciato, fortunatamente, non lontano dal confine. Son tornato indietro a dire che stavo entrando e a farmi mettere il timbro sul passaporto.
E per la prima volta da quando l’ho fatto 6 anni fa, mi hanno chiesto se avevo il vaccino per la febbre gialla.
In Paraguay c’è la febbre gialla? Evidentemente si. Insieme alla dengue.
Con queste belle notizie inizia il piccolo viaggio in Paraguay.
Lascio Ciudad del Este, che è un po’inutile come città se non hai acquisti da fare e me ne vado in pullman a Encarnación.
Sul tragitto povertà e anche un nell’acquazzone.
A Encarnación invece splende il sole, anche se si appresta a tramontare.
Lascio tutto in ostello e mi faccio un giro.
Encarnación non è per niente povera, anzi. Hanno un lungofiume (si dice così?) curatissimo, con prati, panchine e chioschetti sulla spiaggia. Una spiaggia lunga che si getta in un fiume abbastanza pulito. Il sole tramonta dietro l’Argentina.
Nei weekend di gennaio e febbraio festeggiano il carnevale. Qui dicono che Encarnación è la capitale del carnevale. Rio ride.
Visto che sono qui vediamo com’è sto carnevale di Encarnación.
La Festa è nel Sambódromo, pago il biglietto ed entro.
Il Sambódromo è una costruzione che si sviluppa in lunghezza con ai due lati le gradinate con gli spettatori e al centro la pista fine sfilano i gruppi del carnevale.
Io sono nel punto più lontano. Il più economico.
Sfilano vari gruppi, tutti accompagnati dal loro camion dove suonano la musica del gruppo.
Donne in bikini e piume di struzzo ballano, posano per le foto… sono le star del gruppo. Gli altri componenti ballano coreografie semplici, da ballo di gruppo. Sempre in abiti essenziali, uomini e donne. E pure qualche bambino.
Deduco che ci sia una specie di gara tra i gruppi, perché le star del gruppo hanno un numeretto forse per la votazione finale.
Ci sono anche i carri. Carri… Rispetto a Viareggio e Putignano sembrano carrelli del Carrefour.
Sugli spalti tanto entusiasmo che si manifesta con urla, foto e neve spray. Tanta neve spray. Ce n’è così tanta che all’ingresso ti vendono gli occhiali per ripararti da eventuali spruzzi.
La festa continua nelle discoteche, io me ne vado a dormire.
Il giorno dopo visita culturale alle rovine gesuitiche che sono in paesi non lontani da Encarnación.
Le prime rovine, quelle di Trinidad, si raggiungono facilmente con un pullman e una piccola camminata.
Per le altre serve il taxi. O una lunga camminata di 12 km.
Io propendo per la camminata, sperando nell’autostop.
Mi prende quasi subito un tizio in motorino, Cristian, che non può accompagnarmi fino all’altra città ma almeno mi risparmia un po’di fatica.
Saluto Cristian e non faccio in tempo ad alzare il braccio che si ferma un’altra moto, guidata da Marcel.
Anche lui mi accompagna solo per un pezzo, meglio di niente.
Dopo mi faccio un bel pezzo a piedi, sotto il sole, senza nessuno che si fermi fin quando vengo sorpassato da due moto, che più in là si fermano e uno torna indietro a prendermi. Ruben, così si chiamava, mi accompagna fino all’ingresso delle rovine.
Al ritorno stesso problema, chiamo il taxi? Ovviamente inizio a camminare.
All’uscita del paese si ferma Mario che mi accompagna per un pezzo, anche se lui doveva fermarsi prima. Saluto Mario e cammino un po’ fin quando non si ferma Ruben, un altro, che mi accompagna fino al paese da dove prendo il pullman per Encarnación.
In un giorno mi hanno aiutato ben 5 persone. Tutte in moto. Tutte senza casco.
Lascio Encarnación e vado ad Asunción, la capitale.
Un paio di ostelli pieni e uno senza alcuna risposta mi portano ad un altro ostello aperto da poco, dove io sono l’unico ospite. È strano, sono tutti pieni di attenzioni per me e non ci sono abituato.
Girando per la città vedo molti palazzi fatiscenti, sporcizia e povertà. Un tempo sarà stata una capitale grandiosa, ora è solo decadente.
E fa caldissimo. Un caldo umido che non ti fa respirare e la situazione peggiora con lo smog delle auto.
Non c’è molto da vedere ad Asunción. Anche qui c’è un lungofiume, ma non al livello di quello di Encarnación.
Il Paraguay non ha neanche tante bellezze naturali, soprattutto paragonato agli Stati che ha intorno.
Quelle poche attrazioni che ci sono non sono neanche facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici, serve una macchina propria, possibilmente 4wd.
Mi sa che non vedrò molta natura in Paraguay.
Però in compenso posso mangiare tanta carne.
Non che nel resto del sud America siano vegani, ma qui pare una religione.
La sera chiunque tira fuori il barbecue e si mette a grigliare.
Chi per sé, chi per vendere.
La parola più pronunciata in Paraguay è sicuramente ‘Asadito’.
4 risposte a “Un po’ di Paraguay”
Ma almeno una foto ricordo con i vari motociclisti samaritani l’hai fatta?
No, andavano tutti di fretta. Ho avuto solo il tempo di chiedere il nome.
E’ un paese per pierangeli…
Lui però in Paraguay sarebbe uno dei tanti, non più lo Re