Saaaasssssalvadórr


Abbiamo lasciato Maceió per Salvador su di un pullman notturno con sedili super reclinabili, aria condizionata a palla e poco spazio per le gambe. Almeno per quelli alti come noi.

Salvador è la seconda città più pericolosa dopo Rio e questo non ci predispone bene. Le zone a più alta affluenza turistica sono perennemente piantonate da militari, e questo manco ci tranquillizza.

La stanza dell’ostello è un loculo con due letti e nessuna finestra. Sicuramente non avremo problemi con la luce del mattino. Col caldo si vedrà.

La piazza di fronte l’ostello è anonima, con qualche panchina, qualche albero, vista sul porto e su case fatiscenti. Per il resto poliziotti, poca gente e la regina della piazza, di rosso vestita, che inveiva contro tutti.

Piove, ma smetterà di lì a poco.

Usciamo per farci un giro nel centro storico e veniamo “aiutati” da un figuro, auto-proclamatasi nostra guida, che non riusciamo a scrostarci e alla fine accettiamo. Qualche giro nella parte vecchia, nella piazza che dà il nome al quartiere (Pelourinho) e poi fin giù nella zona portuale.

Tutto andava bene fin quando la guida non chiede il compenso, eccessivo. Dopo una “delicata” discussione si trova la quadra. Pace.

Torniamo all’ostello, la regina della piazza mette dei fiori tra i capelli.

La sera breve giro in cerca di qualche locale, qualcosa da vedere, qualcuno da incontrare: deserto. Forse sono tutti a guardare Brasile-Argentina.

Il giorno dopo ci svegliamo che piove, ma smetterà di lì a poco.

In piazza poliziotti e militari.

La regina della piazza cerca di attaccare bottone con qualcuno, senza successo.

Noi andiamo in spiaggia.

Carina, niente di eccezionale.

Dopo una lunga camminata lungo la costa per andare a vedere un paio di quartieri, al ritorno ci fermiamo su una spiaggia. Bagno, riposo, tramonto, birra.

In cerca della cena entriamo in un locale dove nessuno parlava inglese.

Il cameriere argentino ci dice cose che non c’entrano niente con le nostre domande.

Il tizio che sembra il capo, ci mostra uno scontrino per indicarci il menù, e in qualche modo capisce cosa vogliamo mangiare. O noi mangiamo cosa ci vuole proporre. Poco male.

Arriva un terzo individuo e, dicendo di parlare inglese, ci chiede cosa vogliamo mangiare. Cerchiamo di fargli capire che abbiamo già ordinato.

Lui non capisce e va via poco convinto.

Mangiamo, e poi ci spostiamo sui tavoli all’aperto per il troppo caldo. Beviamo una birra.

Il cameriere argentino, un po’ elettrico nei movimenti, cerca di fare conversazione in spagnolo. Prova con l’unico argomento che conosce: il calcio. Poco dopo dice “beh.. Di Biagio è proprio forte”. Io non so che rispondergli.

In soccorso arriva l’altro cameriere, non il capo, che ci dice che finalmente aveva finito di tradurre il menù in inglese e potevamo ora ordinare. Gli spieghiamo che noi abbiamo già mangiato.

Lui non capisce e va via poco convinto.

In una città di 3 milioni di abitanti siamo riusciti a trovare un bar di scoppiati. Ci piace.

Dobbiamo tornare in ostello, salutiamo tutti (ormai siamo amici di tutti senza parlare una parola di portoghese) e ci informano che il giorno dopo ci sarà la feijoada per pranzo. Peccato non ci saremo.

Torniamo in zona ostello, altro giro nel Pelourinho. Ieri deserto, oggi delirio.

Musica ovunque, pieno di gente. Un posto totalmente diverso.

Passiamo un po’ di tempo lì, ascoltando musica dal vivo e poi andiamo a nanna.

Prima però Tox ha donato un po’ del suo tabacco alla regina della piazza. Che uomo fortunato.

Lasciamo Salvador dopo due giorni, direzione Valença. La coda per il traghetto era più lunga di quanto ci aspettassimo.

Un’ora e mezza per fare il biglietto. Sotto un caldo asfissiante. Con venditori ambulanti che vendevano di tutto: dall’acqua alle pannocchie, dalle calze agli spazzolini.

Traghetto, pullman e 4 ore dopo siamo a destinazione.

Valença è una città un po’ triste, non offre molto se non il punto di partenza per le navi che vanno a Morro de Sao Paulo.

Noi siamo stanchi, ci andremo domani.

Oggi solo giro perlustrativo, una piccola cena e poi nanna. Di sabato sera.

 


2 risposte a “Saaaasssssalvadórr”

  1. ma come siete garbati…
    A nanna presto che l’indomani la giornata è lunga.
    Non avete mai scritto, al primo giorno di partenza i dati relativi alla vostra forma fisico-biologico-chimica.
    Sarebbe divertente vedere un giorno, al vostro ipotetico rientro, le differenze su peso, forma, conoscenza delle lingue, intelligenza ahahahahahahha…
    E poi birre bevute, Km percorsi, bagni fatti, al mare e non.
    E poi ancora nausee, vomiti, caghette…
    Storie così insomma…
    Comunque, per ora state bene. Per ora…ahahahahahah

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