Siamo arrivati a Mendoza da San Luis, il tempo di sistemarsi in camera e siamo usciti a farci un giro.
Abbiamo cercato informazioni su cosa fare in città e dintorni e poi siamo andati a cena.
Ha iniziato a piovere.
La cameriera che ci serviva ci ha detto che a Mendoza non piove mai.
Non ha smesso di piovere per i due giorni successivi.
Se piove non hai molto da fare in giro e allora, insieme a Philippe il vichingo, siamo andati a fare un tour dei vini, perché Mendoza è la capitale argentina del vino.
Giro in pulmino, visita a tre botteghe, sorseggiati una decina di bicchieri, siamo rientrati. Almeno un giorno di pioggia è andato.
Il secondo giorno, cambiamo ostello perché nel nostro non c’era spazio, e facciamo un giro per la città.
Abbastanza anonima, come tutte le città viste fin’ora. Dico solo che una cosa consigliata era andare sul tetto del palazzo del municipio a vedere la città dall’alto.
Il palazzo è solo di 7 piani.
Intorno ci sono palazzi ben più alti.
Però si vedevano le montagne, dove saremmo andati il giorno dopo.
Ci svegliamo presto e prendiamo il pullman che ci porta al parco naturale del Cerro Aconcagua, che con i suoi 6962 m è la cima più alta dell’emisfero occidentale e dell’emisfero australe.
Ovviamente sbagliamo fermata e gli ultimi 3 km ce li facciamo a piedi. Iniziamo bene.
Facciamo il trekking per arrivare al primo campo base, tre ore per salire e tre ore per scendere.
Le gambe mi fanno male ancora oggi.
Pochi animali, vento fortissimo, cappello perso.
È stato il trekking più lungo della mia vita, un’ascesa da 2900 a 3400 metri.
Ci siamo stancati un pochetto.
Ho perso il cappello.
Possiamo lasciare Mendoza.
La tappa successiva è San Rafael, base per altri giri tra le montagne, vicino al fiume.
Tutti i tour organizzati comprendono praticamente sempre il trekking. Dopo il Cerro Aconcagua non ce la siamo sentiti di farne un altro in così poco tempo.
Prendiamo il pullman per conto nostro è andiamo nella zona dove si fa rafting.
Sbagliamo fermata e scendiamo sulla cima della diga.
Da un lato l’invaso dove la gente si fa i giri su barconi, dall’altro il fiume dove si fa rafting.
Scendiamo.
Facciamo rafting, una discesa di 10 km, un’oretta scarsa di navigazione. Carino, ma il livello di difficoltà era decisamente basso.
Per tornare in ostello avremmo dovuto aspettare il pullman per altre due ore.
Fortunatamente una famigliola argentina si è fermata mentre facevamo l’autostop e ci ha riaccompagnato a San Rafael.
Con il nostro spagnolo stentato siamo anche riusciti a chiacchierare un po’. Ma solo un po’.
Oggi andiamo via da San Rafael, continuiamo ad andare verso sud.
4 risposte a “Mendoza y San Rafael”
Me la spieghi sta storia dell’emisfero occidentale? La terra non era piatta?
Dillo a quello di Wikipedia, io ho copiato da lì. Pure secondo me la terra è piatta e se andiamo un po’ più la rischiamo di cadere
Allora faccio due previsioni: 1. Nel prossimo posto dove andate quelli dell’ostello vi diranno sotto la pioggia “qui non piove mai”. 2. Nell’ostello ci sarà Francisco!
Comunque se avevate voglia di un pò di montagna…dalle parti di casa mia si poteva organizzare. ahuahauhauahauhahuau
L’emisfero…ahuahauhauhuahuauh
Non riesco a fermarmi dal ridere…
Alla prossima